venerdì 25 marzo 2016

#Homework 9



La MACCHINA nei LIBRI

L'uomo come macchina imperfetta in Vizio di forma 

All’interno del libro i racconti seppur vari e ambientati in epoche differenti mantengono un filo comune: in ogni narrazione l’autore coglie l’occasione per offrire al lettore uno spunto di riflessione sull’evoluzione della specie umana e sui possibili rimedi al suo degrado. Dunque ogni racconto può essere letto su due livelli: quello puramente narrativo e quello allegorico che si nasconde dietro ad intrecci molto chiari e semplici descrizioni.
In questo contesto la macchina si colloca in ogni racconto non solo come oggetto atto a svolgere la propria funzione ma come entità animata e metaforica posta a rafforzare il messaggio ultimo della narrazione. Ecco che, ad esempio, la penna a sfera e la pistola dal racconto “Procacciatori di affari” rappresentano il progresso nello studio e nella divulgazione di informazioni e in antitesi l’invenzione di macchine mortali da parte dell’uomo; mentre l’escavatrice di “Ammutinamento” diventa simbolo del non rispetto della natura e dello sfruttamento senza ritegno con cui l’uomo usurpa l’ambiente che lo circonda.
Non importa come la macchina compaia, che sia la protagonista (Come nel caso del Knall dall’omonimo racconto o del Rafter di “Recuendo: il rafter”) o che sia fondamentale per lo sviluppo della narrazione (come la macchina-tatua-pubblicità di “In fronte scritto”) o ancora che faccia la sua comparsa in un breve paragrafo (come la pendola in “Vilmy”), il suo ruolo è quello di sottolineare e guidare il lettore verso una lettura nascosta del racconto. La macchina diventa ora uno spunto di riflessione, ora un pretesto o il punto di partenza per una sottile critica della nostra società e dei valori che oggi la dominano.
Forse il ruolo più importante della macchina all’interno del libro viene raggiunto nel racconto “A fin di bene”, in cui la rete telefonica, sempre più fitta e complicata, si trasforma in una grande rete neurale – argomento di avanguardia scientifica, se si considera che il libro è stato scritto nel 1971 – che è capace di esercitare la propria volontà ed operare indipendentemente dalle richieste degli utenti. Il racconto porta alla luce le tematiche, oggi più attuali che mai, della conversione del progresso in una forma di asservimento e dell’incapacità dell’uomo di gestirlo.
Infine, il paradosso più grande, e da cui ha origine il titolo, è che tutte le macchine sono presentate nel libro come perfette, progettate per un dato scopo esse agiscono in modo impeccabile, ad eccezione di una:
“Lei, mi pare, lo ha intuito: qualcuno da qualche parte ha sbagliato, ed i piani terrestri presentano una faglia, un vizio di forma. Per una quarantina d’anni hanno fatto vista di non accorgersene, ma adesso troppi nodi stanno venendo al pettine, e non si può più aspettare: dobbiamo correre ai ripari, e ci serve gente come lei. Si stupisce?”
dal racconto "I procacciatori di affari"

L’unica macchina imperfetta, che presenta un vizio di forma, è l’uomo.

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